Per esigenze di spazio, nel libro non è stato possibile riportare per esteso l’elenco delle fonti bibliografiche utilizzate, che pertanto viene indicato in maniera completa qui a seguire.
Per la storia del territorio le fonti utilizzate sono state le seguenti: - Gruppo Bassa Padovana – Terra Acque Uomini in Bassa Padovana. Appunti per una esplorazione d’ambiente. Quaderno n. 5 – Grafiche Dielle, 1982; - Gruppo Bassa Padovana – Introduzione storica alla lettura della Carta Catastale del Retratto del Gorzon. – Itinerari e documenti per una storia della Bassa Padovana. Quaderno n. 7” – Grafiche Dielle, 1986; - Mauro Vigato – Il Monastero di S. Maria delle Carceri, i comuni di Gazzo e Vighizzolo, la comunità atestina. Trasformazioni ambientali e dinamiche socio-economiche in un’area del basso Padovano tra medioevo ed età moderna – Cierre Grafica, 1998; - Chiara Maratini. Mauro Vigato – Uomini, Terre ed Acque. L’evoluzione del territorio fra l’Adige ed i colli Euganei dalla Protostoria all’età moderna – Società Gabinetto di Lettura di Este. Quderni di Terra d’Este/2 – Grafica Atestina, 2014.
Un preziosissimo contributo alla lettura della Carta del Retratto del Gorzon conservata al Museo Civico Etnografico di Stanghella è stato fornito dal prof. Camillo Corain e dal Dott. Andrea Fasson. Stefano Baccini, Mauro Vigato e in particolare il gentilissimo Giandaniele Pauletto sono state invece guide preziose nell’esplorazione delle carte conservate presso l’archivio storico di Montagnana.
Per un inquadramento dell’attività di bonifica in Bassa Padovana, si veda Atlante Storico della Bassa Padovana. L’Ottocento. – a cura di Francesco Selmin, Cierre Edizioni, 2013, in particolare pagg. 137-148 (Acque e macchine: la bonifica nell’Ottocento, di Cristina Morandi).
I dati relativi alle potenze e alle portate degli stabilimenti idrovori citati nel libro sono estratti dal volume del Consorzio di Bonifica e di Irrigazione Vampadore – Studi e Monografie in occasione del centenario di fondazione 1870 – 1970 – Tipografia Antoniana, 1971. Preme sottolineare che si tratta di dati fedelmente riportati da questo volume, pertanto non riferibili ad aggiornamenti e implementazioni alle potenze delle macchine idrovore eventualmente intervenuti in data successiva al 1970.
Per la ricostruzione della storia produttiva del distretto conciario sono stati presi a riferimento i seguenti lavori: - Belussi F., Sedita S.R. – L’evoluzione del modello distrettuale: la "delocalizzazione inversa" e il caso del distretto della concia di Arzignano, 2008. Economia e Politica Industriale, vol. 2, pagg. 51-72; - Banca Intesa – Servizio Studi e Ricerche – Studi sui distretti industriali. Il distretto della concia di Arzignano. Aggiornamento – Aprile 2006; - Fabio Giuseppe Andrioli – Il distretto della concia di Arzignano – Tesi del master in impresa e innovazione tecnologica – Università degli Studi di Camerino, anno accademico 2007-2008; - Regione Veneto – Patto per lo sviluppo del distretto vicentino della concia – rif. Legge Regionale 4 aprile 2003, n. 8 , presentato alla CCIAA di Vicenza e alla Provincia di Vicenza il 1 marzo 2004;
Per quanto riguarda i dati tecnici relativi alle capacità di depurazione degli impianti di trattamento dei reflui conciari, sono stati presi a riferimento principalmente due documenti, entrambi inseriti nel dossier consegnato alla prima riunione dei Sindaci dei comuni rivieraschi tenutasi l’8 Marzo 2002 presso il Comune di Cologna Veneta in merito all’inquinamento del bacino Fratta-Gorzone: - memoria del Prof. Gianni Tamino del Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova –Effetti ambientali dello scarico del collettore di trasferimento dei depuratori della Valle del Chiampo (primo tratto) e valutazione dei rischi ambientali conseguenti al completamento del collettore; - parere del Prof. Gianni Tamino del Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova e del Prof. Ing. Gianfranco Liberatore del Dipartimento di Costruzioni Idrauliche, Marittime e Idrologia dell’Università di Udine in merito all’assoggettabilità alla Valutazione di Impatto Ambientale del prolungamento del collettore da Lonigo a Cologna Veneta.
Le considerazioni relative allo stato della qualità delle acque del bacino della Rabiosa sono basate sulle seguenti relazioni e rapporti di monitoraggio: - ARPAV – Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto – Osservatorio Regionale Acque – Qualità dei corsi d’acqua nel Veneto – anno 2000; - ARPAV – Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto – Osservatorio Regionale Acque – Relazione sulla qualità delle acque del fiume Fratta-Gorzone. Anno 2000; - Chioggia sentinella dei fiumi. La qualità delle acque tra Adige, Bacchiglione e Brenta – a cura di Federica Boscolo Bibi e Pier Giorgio Tiozzo, quaderno dei materiali dell’omonimo convegno organizzato dalla Città di Chioggia il 22 Febbraio 2002; - Rapporto ARPAV delle attività 2012 relative al progetto di monitoraggio ambientale (di cui all’art. 13 dell’Accordo di programma quadro tutela delle acque e gestione integrata delle risorse idriche – Accordo integrativo per la tutela delle risorse idriche del bacino del Fratta-Gorzone attraverso l’implementazione di nuove tecnologie nei cicli produttivi, nella depurazione e nel trattamento fanghi del distretto conciario vicentino); - ARPAV – Stato ecologico e stato chimico dei corpi idrici (corsi d'acqua e laghi) della Regione Veneto per il triennio 2010 – 2011 – 2012. Tavola A, Settembre 2013.
Immensa è la quantità di articoli prodotti negli anni dai quotidiani locali sull’inquinamento del Fratta-Gorzone e sulla questione “Tubo”. Una quantità raccolta in una fittissima rassegna stampa premurosamente aggiornata dalle amministrazioni comunali che nel 2002 trainarono l’opposizione alla realizzazione del Tubo: quella di Cologna Veneta (in particolare con gli allora sindaco Damiano Vedovato e consigliere Stefano Brun) e quella di Chioggia (con l’assessore all’ambiente Piergiorgio Tiozzo e Fabrizio Boscolo). I titoli dei quotidiani citati nel capitolo relativo alla realizzazione del Tubo sono ripresi in particolare dai seguenti articoli: - Inquinamento del Fratta-Gorzone. Gli agricoltori si sentono presi in giro – Il Mattino di Padova, 4 Novembre 2001; - Già da un mese la Togna è piena di liquami. «Patti violati». I sindaci danno ricorso al TAR contro gli scarichi da Vicenza – L’Arena, 11 Luglio 2000; - E ora i sindaci si ribellano. Durissime reazioni a Merlara, Castelbaldo e Urbana. «Legge violata per anni, ora qualcuno deve pagare» – Il Mattino di Padova, 3 Novembre 2001; Altrettanto fitta è l’espressione della stampa sulla mobilitazione civile sviluppatasi attorno alla questione “Tubo”: - Sindaci, rappresentanti di Legambiente e associazioni di categoria compatti sulla decisione. Nasce il Parlamento del Fiume. Una consulta territoriale per difendere il Fratta-Gorzone – Il Mattino di Padova, 24 Marzo 2002; - I sindaci a difesa del Fratta-Gorzone. Un fronte comune per contrastare l’inquinamento – Il Gazzettino, 3 Aprile 2002; - Nasce il parlamentino del Fratta-Gorzone. I sindaci e le associazioni dei Comuni che si affacciano hanno dato vita a una consulta territoriale per evitare che quella che definiscono «una piccola Seveso» avveleni la vita dei cittadini di ben tre province – L’Arena, 27 Marzo 2002; - Firmata la Carta di Chioggia per la salvaguardia dei fiumi. «Chi inquina dovrà pagare». Accordo per la qualità delle acque: livello buono entro il 2016 – La Nuova Venezia, 3 Marzo 2002.
Sulle proposte di delocalizzare sempre più a valle gli scarichi del distretto conciario si veda: - L’assessore provinciale vorrebbe spostare in un’area marina la lavorazione delle pelli. «Trasferiamo le concerie per salvare il Fratta» – Il Mattino di Padova, 6 aprile 2002.
Sulla perdita di suolo causata dalla cementificazione innumerevoli sono i dossier redatti da associazioni ambientaliste e, anche recentemente, da organismi governativi. Un’ottima sintesi è tuttavia quella fornita dall’inchiesta di Gabriele Salari, dalla quale sono stati estratto i relativi dati – Così stanno uccidendo l'Italia agricola. Quei 600 mila ettari rubati dal cemento – La Repubbica, 17 agosto 2012.
Per quanto riguarda l’esplorazione dei Monti Euganei e del motivo per cui sia opportuno chiamarli “Monti” e non “Colli”, si veda l’articolo – Euganei, azzurre isole di terraferma, nella rivista Con i piedi per terra, n. 2, dicembre 2013, pagg. 6-8.
Sul fady malgascio cui si fa riferimento nel capitolo relativo al Madagascar si veda l’articolo di Nicoletta Salvatori – Tante genti, un solo credo. Antenato è bello – pagg. 82-93 di Airone – Madagascar, supplemento al n. 83 della rivista Airone, 1988.
Fitta è anche la rassegna stampa sull’alluvione nella Bassa Padovana del 1 novembre 2010. La rotta del Frassine di cui si parla nell'ultimo capitolo e l’aneddoto delle anatre che galleggiano all’altezza dei davanzali sui cortili a Prà di Botte è tratto dall’articolo Due anni dopo l'alluvione: tre rotte, un unico dramma. Il primo a rompere gli argini fu il Frassine a Prà di Botte, poi toccò al Bacchiglione a Roncajette, quindi il disastro del Tesina a Veggiano. La magistratura ora indaga sulle responsabilità. Il Mattino di Padova, 1 Novembre 2012.
Per quanto riguarda le notazioni scientifiche agli uccelli, il riferimento è al manuale di Peterson/Mountfort/Hollom – Guida degli uccelli d’Europa. Atlante Illustrato a Colori – Franco Muzzio Editore, 1988.
Per una panoramica sulle tecniche di pesca si veda La Caccia e la Pesca nelle Valli di Megliadino – Scuola Media Statale di Megliadino San Vitale, anno scolastico 2000-2001, ricerca svolta dagli studenti della classe II coordinati dallo stimatissimo professor Carlo Pezzin.
Principali fonti orali tra le tante persone intervistate a cui mi sono liberamente ispirato sono Emo Zaglia per quanto riguarda la storia del fiume e Anita Filippi e Stefano Pesavento per quanto riguarda le esperienze di esproprio per i cantieri della Valdastico Sud.